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Pandemic fatigue, restrizioni e perdite: quali le reazioni psicologiche?

Here we go again...

La seconda ondata pandemica è alle porte. Si fiuta l’aria di un temuto secondo lock down. Tanti eventi nuovamente annullati e impianti sportivi chiusi. “Ci risiamo”… è il pensiero che circola nelle nostre menti da qualche giorno.

Si parla di pandemic fatigue, ad indicare un crescente vissuto di stress, ansia, frustrazione rispetto alla situazione che può portare a sconforto e a un forte calo di motivazione nel rispettare le normative.

La pandemic fatigue si concretizza anche in un aumento del senso di perdita e di incertezza conseguente ad un incremento delle restrizioni e dei limiti alle libertà personali e sociali. Mancanza di un orizzonte progettuale certo, di un senso di padronanza e di controllo sull’oggi e sul domani rendono la situazione attuale una vera sfida dal punto di vista della salute psicologica.

Quello che si sta configurando è un orizzonte in termini di perdita: di vite, di entrate economiche, di momenti di socialità, di libertà, di certezze, …



Ma come reagisce l’essere umano di fronte a una perdita?

Secondo Elisabeth Kubler Ross (1970), una tra le più grandi esperte sul tema del lutto e della perdita, si verificano cinque fasi reattive:

  1. Negazione: “Non è possibile. Non può accadere di nuovo”. E’ la fase di negazione di ciò che accade, che si concretizza nel non voler vedere la realtà per quella che si sta presentando. E’ una risposta adattiva per non entrare in contatto con emozioni troppo dolorose da sopportare.

  2. Rabbia:Ma perché?”. E’ la fasi di reazione, in cui un senso di ingiustizia ci pervade e ci porta a lottare contro il Mondo e la situazione che arreca dolore.

  3. Contrattazione: “Salviamo il salvabile”. Constatato l’incontrollabilità della perdita di cui paghiamo le conseguenze, veniamo a patti con la realtà e ci attiviamo in progettualità ed azioni di riparazione o di salvataggio.

  4. Depressione: “Nulla sarà più come prima… perderò tutto”. E’ un momento di sconforto e di perdita di speranze verso un futuro di riuscita e di rinascita. Tutti attraversiamo questa fase, la differenza in termini di salute psicologica è quanto tempo ci fermiamo in essa.

  5. Accettazione: “Mettiti il cuore e l’animo in pace”. E’ la fase finale, a cui si può giungere dopo essere transitati in quelle precedenti. E’ il momento in cui capiamo che contro i mulini a vento non vinceremo, in cui accettiamo l’incertezza, l’ignoto e la paura in tutta la loro forza, con tutte le nostre fatiche e con la convinzione che da un vissuto di perdita ci si può rialzare e continuare a camminare.

Prova a fermarti un attimo a pensare a te e a come stai vivendo questo momento...in quale di queste fasi pensi di trovarti? Cosa ti porta a dire di collocarti proprio li?


L’accettazione è la strategia più efficace per poter vivere ed affrontare questo momento. Per alcuni è una conquista facile per altri molto difficile, per altri ancora quasi impensabile.

Se le fatiche iniziano ad essere troppe e difficili da affrontare da solo, chiedi aiuto!

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