Se puoi fare una cosa bene al 90%, impegnati a farla al 95%. Quel 5% sarà la differenza tra te e chi è rimasto fermo (in attesa di gare).
Qualche giorno fa mi è stato chiesto cosa pensassi di chi afferma “inutile che mi alleni, tanto non ci sono gare”? Ecco le mie considerazioni e i rimedi suggeriti!
Bene. Parliamo di "motivazione", ovvero quella spinta che spiega l’inizio, la direzione, l’intensità e la perseveranza di un nostro comportamento verso un determinato scopo (Moè, 2008).
La mia risposta a quella domanda è una contro-domanda: “Cosa ti motiva a fare sport? Perché fai il tuo sport? Quali sono le leve che ti spingono ad allenarti?”
CHI SI MOTIVA CON LA GARA
Nella frase è “inutile che mi alleni tanto non ci sono gare” mi sembra di osservare un approccio alla vita sportiva che, generalizzando ed esagerando, potremmo riassumere con “mi alleno se ci sono gare”, ad indicare quanto la competizione e il confronto sia un’importante miccia motivazionale e forse, in questo caso, l’unica cosa in grado di mantenere alto il proprio grado di impegno e coinvolgimento nell’attività.
Avere come obiettivo una determinata gara è molto stimolante, sprona ad allenarsi con costanza e dedizione. Lo stimolo e l’adrenalina che la competizione innesca sono aspetti unici e peculiari nel loro genere così come le emozioni che si provano, diverse da quelle che si vivono durante un allenamento, senza la pretesa di individuare un giusto o uno sbagliato, un meglio o un peggio. Possiamo quindi osservare come ci possono essere modi unici e particolari di vivere la competizione e che per alcuni di noi, la gara, sia un importante, a volte esclusivo, fattore motivazionale.
CHI SI MOTIVA CON IL PIACERE DELLA PRATICA
Per altri di noi, la gara non sembra essere un obiettivo che funga da miccia e da sostegno motivazionale così forte. Alcuni di noi trovano profonda gratificazione nell’allenamento o nella pratica sportiva fina a se stessa a prescindere da qualsiasi esperienza di confronto e competizione. Sono coloro che si motivano con la soddisfazione e il piacere che provano nella pratica del proprio sport e con il desiderio di migliorarsi.
CHI SI MOTIVA CON LA GARA E CON LA PRATICA
Per altri ancora la motivazione sembra essere sostenuta da entrambi gli aspetti: la competizione e il confronto con gli altri unitamente al puro piacere intrinseco di allenarsi e praticare lo sport che si ama.
QUALI RIMEDI?
Allontanandoci da una logica di meglio o peggio, è forse più utile domandarsi quanto una focalizzazione unica e totalizzante sulla gara, quale unico obiettivo capace di motivare, possa essere funzionale. Se non ci sono gare all’orizzonte cosa succede? Smetto di allenarmi? Se così fosse come mi sentirei? Come mi farebbe stare questa cosa?
Una motivazione costruita solo sull’elemento gara è una forma di motivazione estrinseca, ovvero dipendente da fattori esterni non sempre controllabili. Pur essendo la competizione un aspetto importante, ridurre la motivazione a solo questo aspetto potrebbe essere rischioso perché, in sua assenza, la probabile conseguenza è quello di diminuire o addirittura abbandonare l’attività.
Ecco quindi alcuni miei consigli:
Rifletti sulle tue motivazioni: cosa ti motiva? Perché pratichi il tuo sport? Non fermarti alle prime risposte che ti vengono in mente, vai oltre il “perché mi fa stare bene, mi appassiona, è bello”. “Come mai ti fa stare così bene? Come mai è così bello?”
Scrivi le tue risposte su un foglio e rileggile: cosa ne pensi? Cosa dicono di te queste motivazioni?
Ascolta le tue sensazioni. Se pensi che il tuo unico stimolo motivazionale sia la gara, prova a fare un allenamento in cui porti attenzione a ciò che provi mentre ti alleni, a come stai mentre eserciti il tuo corpo, mentre vivi e condividi l’ambiente sportivo. Ci sono aspetti piacevoli ed appaganti? Se così fosse, allora la tua motivazione ha anche aspetti intriseci, legati al piacere di fare l’attività perché appagante di per sé e per il benessere che ne deriva. La motivazione intrinseca, a differenza di quella estrinseca, è quella più solida e che permette di affrontare ogni avversità.
Ridefinisci nuovi obiettivi più orientati ad aspetti intrinseci come il miglioramento di un tempo, di un aspetto tecnico, piuttosto che la frequenza o la tipologia di allenamento che svolgi.
Cambia il tuo approccio mentale: invece che essere fermo in attesa di gare, pensa a come poter sfruttare al meglio questo periodo per allenarti così che tu possa arrivare più che pronto al primo appuntamento utile. Insomma se puoi fare una cosa bene al 90%, impegnati a farla al 95%, quel 5% sarà la differenza tra te e chi è rimasto fermo perchè "inutile allenarsi se non ci sono gare"
Fai gruppo. In situazioni di calo motivazionale, suggerisco di condividere l’allenamento con uno o più amici. Il gruppo molto spesso funge da sprono e sostegno per la propria motivazione
Tieni un diario di allenamento, in cui annoti ciò che fai, le tue sensazioni. Potrai avere così una visione generale del tuo impegno e dei tuoi miglioramenti.
Ora tocca a te! Rifletti sulle tue motivazioni e se proprio il calo motivazionale persiste ti invito a scrivermi per fare due chiacchiere!
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