Lavoro da diversi mesi con una giovanissima nuotatrice. Quando ci siamo conosciute viveva le gare con un carico di stress molto elevato. Con un bel lavoro di mental training e qualche suggerimento ai genitori, oggi vive molto meglio il nuoto e anche i risultati sono decisamente migliorati. Ha imparato diverse tecniche per gestire meglio quel turbinio di emozioni e pensieri pre gara e ora è molto più consapevole di ciò che le accade e di come gestirlo. Nei momenti di analisi che condividiamo ora, le chiedo di e il pre gara e ho notato che mi fornisce sempre un risposta di questo tipo: “dalla sera prima sento che sono un po’ diversa, quando arrivo in piscina e in pre-chiamata sono un po’ agitata, ma è quell'agitazione buona, sento le farfalle nello stomaco, quelle che mi fanno andare forte…e basta, poi nuoto e va bene!”.
Dalla sua risposta mi sta dicendo che lo stress pre gara c’è sempre ma non influenza più negativamente la prestazione. Cosa è cambiato? Il suo modo di vivere, interpretare e significare lo stress! Prima lo stress era qualcosa che la travolgeva, le faceva paura, non conoscenza e che viveva come qualcosa da combattere ed eliminare seguendo l’equazione “stress=gara che va male”. Ora invece, con il lavoro fatto insieme, conosce bene quello stato psico-fisico, il suo modo di manifestarsi, i pensieri e le emozioni che lo accompagnano. Quello stress pre gara non è più un groviglio di fili ammassati ma una soffice matassa di cotone ben confezionata che le permette di realizzare i suoi obiettivi. Quella giovane nuotatrice ha compreso una grande cosa: lo stress “quello giusto”, usando le sue parole, è qualcosa che le serve!
Quello che ho visto con i miei occhi e sentito con le mie orecchie nelle narrazioni della giovane atleta è stato confermato a livello empirico-sperimentale. Le recenti ricerche (Jamieson, Nock & Mendes, 2012) nell'ambito dello stress dicono che la grande differenza non è essere o non essere agitati prima di una gara o qualsiasi performance perché è normale e fisiologico esserlo, la differenza è data dal modo in cui viviamo, pensiamo ed interpretiamo quei segnali di stress che percepiamo nel nostro corpo. Leggere i segnali fisiologici di attivazione prima di una gara non come ansia ma come adrenalina, energia, come un corpo pronto ad affrontare la sfida generano sensazioni di fiducia, coraggio e positività che predispongono alla prestazione ottimale!
Ecco quindi che lo stress da nemico da combattere diviene amico ed alleato. Per far questo è importante comprendere il suo modo di manifestarsi, le emozioni e i pensieri che porta con sé all’interno di un percorso strutturato di mental training, e successivamente, ridefinire e risignificare. Se vuoi migliorare il tuo modo di vivere lo stress, datti la possibilità di chiedere aiuto come la giovanissima atleta. Per lei il lavoro sullo stress pre gara è stata “una fantastica esperienza che consiglierei a tutti perché mi ha fatto cambiare modo di vedere le cose nel nuoto»
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